aliceromeow
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CAPITOLO 1
Con un colpo di reni, si sollevò dal materasso per facilitarmi il compito. Le sfilai lentamente gli slip da sotto il culo, denudandole la fica per metà. L’ispido e corto velo nero che, come un manto erboso tagliato di fresco, le ricopriva il pube, per qualche secondo mi lasciò immerso nelle fantasie più depravate che la mia mente priva di pudore fosse in grado di generare.
Fletté le gambe, richiamandole contro il petto, e continuai la mia opera.
Arrivata alle caviglie, la mutandina, fino a quel momento tesa contro la pelle lattea, si appallottolò in un ammasso informe di stoffa grigia. La sfiorai con i polpastrelli e mi accorsi che era umida; si intravedeva infatti una piccola chiazza opaca e viscosa dove il cotone le stava baciando la carne. La osservai ancora per un secondo e poi la rimossi completamente dal suo corpo nudo, gettandola sul pavimento.
— Romeo, la lingua! — mi sussurrò vogliosa, tornando a distendere le gambe snelle. Le divaricò leggermente, facendomi rallegrare alla vista di ciò che stavano difendendo.
Mi chinai su di lei, avvicinandomi alle sue cosce e…
Ehi, tu!
Psst!
Dico a te.
Sì, proprio tu, che hai deciso di leggere questo racconto erotico. Sei qui perché i video porno ti annoiavano, giusto? Hai già una mano dentro le mutande o non hai ancora iniziato a masturbarti?
Se stai cercando un racconto che parli di fiche calde e umide, di tette e di nudismo… bè, sei nel posto giusto. Ero già arrivato a buon punto con la narrazione, come puoi vedere, ma per te posso benissimo ricominciare daccapo.
Partiamo innanzitutto dalle basi!
Mi chiamano Romeo, proprio come il gatto che andava vantandosi di essere er mejo de’r Colosseo; anche se questo non è il mio vero nome. Ho terminato l’università già da tre anni, più o meno nello stesso periodo in cui conobbi Alice.
Con lei, o forse sarebbe più corretto dire “con la sua fica”, fu amore a prima vista. Nessuno dei due voleva impegnarsi in una relazione con la R maiuscola, all’epoca, quindi decidemmo di comune accordo di abbandonarci ai piaceri della lussuria e della carne senza interrogarci su dove quella strada ci avrebbe condotti.
Dove siamo finiti, mi chiedi? Bè, come puntualmente succede, pochi mesi dopo ci accorgemmo di esserci innamorati e ci siamo messi insieme. Abbiamo festeggiato proprio la settimana scorsa il terzo anniversario di fidanzamento.
Sono un giovane lavoratore squattrinato, non posso nemmeno permettermi una casa tutta mia. Abito con altri quattro coinquilini e condivido la camera con Alfio, perciò puoi ben capire come il concetto di privacy abbia più buchi di una vecchia grattugia. Per fortuna abbiamo due bagni, altrimenti questo appartamento sarebbe stato un campo di battaglia. Quando io e Alice sentiamo l’impellente impulso di soddisfare i nostri più intimi pruriti, quindi, ci spostiamo a casa sua. Lei vive con la sorella minore, Nicole, una diciannovenne svogliata e anche un po’ viziata, che non ha ancora deciso cosa fare nella vita.
Hai già capito dove voglio andare a parare, vero?
Bè, non intendo farti spoiler né darti anticipazioni, quindi dovrai sorbirti questa storia per intero, senza ricorrere a inutili scorciatoie.
Tutto iniziò durante un caldo pomeriggio di tarda primavera, quando maggio si apprestava a lasciare il posto a giugno e, fuori di casa, si potevano già assaporare le prime cucchiaiate d’estate.
Ero da lei, ero dentro di lei.
Ho capito, ho capito, vuoi i dettagli.
Entrai a casa di Alice, quel pomeriggio, convinto di trovarla lì in piedi, in fremente attesa di baciarmi. Sull’uscio trovai invece Nicole. Mi sorrise e, silenziosamente, con un cenno del capo mi indirizzò verso la camera della sorella. Bisbigliai un ringraziamento e bussai alla porta.
— Chi è?
— Chi vuoi che sia? — le domandai, abbassando la maniglia e sentendo Nicole ridacchiare e chiudersi poi nella sua stanza.
Alice era distesa sul letto, completamente nuda e sudata. I capelli castani erano adagiati sul cuscino e formavano quanto di più simile ci fosse a una coda di pavone. Osservai estasiato il suo corpo snello, seguendo con gli occhi le curve tracciate dal seno e dai fianchi, come un automobilista che percorre una tortuosa strada di montagna.
— Che fai, non mi raggiungi? — mi domandò l’ammaliatrice in un fil di voce.
Non me lo feci ripetere due volte. Gettai lo zaino sul pavimento, mi liberai di corsa dei vestiti e mi tuffai sul letto. Iniziai a baciarla dovunque la mia mente decidesse di disegnare bersagli sul suo viso: le guance, le labbra carnose dipinte dal rossetto carminio, i lobi delle orecchie e il collo. Il sudore che le imperlava la pelle pallida si appiccicò sulla mia bocca affamata. Lo leccai con la lingua, avvertendo la dolce nota dei feromoni che Alice stava abbondantemente spruzzando nella stanza già da quando avevo citofonato, pochi minuti prima.
— Se mi avessi detto che ti avrei trovata nuda, mi sarei precipitato di corsa da te, — le dissi, — senza perdere tempo in inutili dibattiti casalinghi.
I dibattiti riguardavano le quote della cassa comune, ma sono ininfluenti ai fini di questa storia.
— Non avrebbe avuto lo stesso effetto — sorrise beffarda.
La guardai nei profondi occhi azzurri, cogliendo la perfetta sintonia tra ciò che mi aveva appena detto e quanto stessi pensando. Due anime sincronizzate. Eccitate, certo, ma che camminavano in sincrono.
Poggiai le mani a coppa sull’abbondante sfericità del suo seno destro e ne palpai la soda consistenza. Lo strinsi debolmente, strappandole un mugugno di piacere. Incoraggiato da quel suono stimolante, decisi di pizzicare il capezzolo che si stagliava su quella ripida collina. Gli andai incontro e lo baciai, facendo piccoli circoletti con la punta della lingua e causandole uno spasmo involontario.
Con le dita le accarezzai lo sterno e il ventre, fino all’ombelico. Ne percorsi i contorni circolari, senza staccarmi dal capezzolo, già abbondantemente impregnato della mia saliva, nemmeno per un secondo. Alice si mosse, posizionandosi meglio sul materasso e scostando le gambe, chiaramente preda dalla fiammata di passione che le stava fuoriuscendo dalla fica. Le mie dita decisero di scendere ancor di più lungo la sua pelle e si accertarono delle condizioni barometriche del piano inferiore.
La mia lingua, invidiosa, non volle essere da meno. Abbandonato il seno, raggiunsi velocemente la carne tenera tra le sue cosce. Arrivato alla meta, Alice mi poggiò le mani sulla testa e mi incitò ad avvicinarmi alla clitoride vogliosa e già gonfia di piacere che si stagliava imponente di fronte a me.
Con un colpo di reni, si sollevò dal materasso per facilitarmi il compito. Le sfilai lentamente gli slip da sotto il culo, denudandole la fica per metà. L’ispido e corto velo nero che, come un manto erboso tagliato di fresco, le ricopriva il pube, per qualche secondo mi lasciò immerso nelle fantasie più depravate che la mia mente priva di pudore fosse in grado di generare.
Fletté le gambe, richiamandole contro il petto, e continuai la mia opera.
Arrivata alle caviglie, la mutandina, fino a quel momento tesa contro la pelle lattea, si appallottolò in un ammasso informe di stoffa grigia. La sfiorai con i polpastrelli e mi accorsi che era umida; si intravedeva infatti una piccola chiazza opaca e viscosa dove il cotone le stava baciando la carne. La osservai ancora per un secondo e poi la rimossi completamente dal suo corpo nudo, gettandola sul pavimento.
— Romeo, la lingua! — mi sussurrò vogliosa, tornando a distendere le gambe snelle. Le divaricò leggermente, facendomi rallegrare alla vista di ciò che stavano difendendo.
Mi chinai su di lei, avvicinandomi alle sue cosce e…
Ehi, tu!
Psst!
Dico a te.
Sì, proprio tu, che hai deciso di leggere questo racconto erotico. Sei qui perché i video porno ti annoiavano, giusto? Hai già una mano dentro le mutande o non hai ancora iniziato a masturbarti?
Se stai cercando un racconto che parli di fiche calde e umide, di tette e di nudismo… bè, sei nel posto giusto. Ero già arrivato a buon punto con la narrazione, come puoi vedere, ma per te posso benissimo ricominciare daccapo.
Partiamo innanzitutto dalle basi!
Mi chiamano Romeo, proprio come il gatto che andava vantandosi di essere er mejo de’r Colosseo; anche se questo non è il mio vero nome. Ho terminato l’università già da tre anni, più o meno nello stesso periodo in cui conobbi Alice.
Con lei, o forse sarebbe più corretto dire “con la sua fica”, fu amore a prima vista. Nessuno dei due voleva impegnarsi in una relazione con la R maiuscola, all’epoca, quindi decidemmo di comune accordo di abbandonarci ai piaceri della lussuria e della carne senza interrogarci su dove quella strada ci avrebbe condotti.
Dove siamo finiti, mi chiedi? Bè, come puntualmente succede, pochi mesi dopo ci accorgemmo di esserci innamorati e ci siamo messi insieme. Abbiamo festeggiato proprio la settimana scorsa il terzo anniversario di fidanzamento.
Sono un giovane lavoratore squattrinato, non posso nemmeno permettermi una casa tutta mia. Abito con altri quattro coinquilini e condivido la camera con Alfio, perciò puoi ben capire come il concetto di privacy abbia più buchi di una vecchia grattugia. Per fortuna abbiamo due bagni, altrimenti questo appartamento sarebbe stato un campo di battaglia. Quando io e Alice sentiamo l’impellente impulso di soddisfare i nostri più intimi pruriti, quindi, ci spostiamo a casa sua. Lei vive con la sorella minore, Nicole, una diciannovenne svogliata e anche un po’ viziata, che non ha ancora deciso cosa fare nella vita.
Hai già capito dove voglio andare a parare, vero?
Bè, non intendo farti spoiler né darti anticipazioni, quindi dovrai sorbirti questa storia per intero, senza ricorrere a inutili scorciatoie.
Tutto iniziò durante un caldo pomeriggio di tarda primavera, quando maggio si apprestava a lasciare il posto a giugno e, fuori di casa, si potevano già assaporare le prime cucchiaiate d’estate.
Ero da lei, ero dentro di lei.
Ho capito, ho capito, vuoi i dettagli.
Entrai a casa di Alice, quel pomeriggio, convinto di trovarla lì in piedi, in fremente attesa di baciarmi. Sull’uscio trovai invece Nicole. Mi sorrise e, silenziosamente, con un cenno del capo mi indirizzò verso la camera della sorella. Bisbigliai un ringraziamento e bussai alla porta.
— Chi è?
— Chi vuoi che sia? — le domandai, abbassando la maniglia e sentendo Nicole ridacchiare e chiudersi poi nella sua stanza.
Alice era distesa sul letto, completamente nuda e sudata. I capelli castani erano adagiati sul cuscino e formavano quanto di più simile ci fosse a una coda di pavone. Osservai estasiato il suo corpo snello, seguendo con gli occhi le curve tracciate dal seno e dai fianchi, come un automobilista che percorre una tortuosa strada di montagna.
— Che fai, non mi raggiungi? — mi domandò l’ammaliatrice in un fil di voce.
Non me lo feci ripetere due volte. Gettai lo zaino sul pavimento, mi liberai di corsa dei vestiti e mi tuffai sul letto. Iniziai a baciarla dovunque la mia mente decidesse di disegnare bersagli sul suo viso: le guance, le labbra carnose dipinte dal rossetto carminio, i lobi delle orecchie e il collo. Il sudore che le imperlava la pelle pallida si appiccicò sulla mia bocca affamata. Lo leccai con la lingua, avvertendo la dolce nota dei feromoni che Alice stava abbondantemente spruzzando nella stanza già da quando avevo citofonato, pochi minuti prima.
— Se mi avessi detto che ti avrei trovata nuda, mi sarei precipitato di corsa da te, — le dissi, — senza perdere tempo in inutili dibattiti casalinghi.
I dibattiti riguardavano le quote della cassa comune, ma sono ininfluenti ai fini di questa storia.
— Non avrebbe avuto lo stesso effetto — sorrise beffarda.
La guardai nei profondi occhi azzurri, cogliendo la perfetta sintonia tra ciò che mi aveva appena detto e quanto stessi pensando. Due anime sincronizzate. Eccitate, certo, ma che camminavano in sincrono.
Poggiai le mani a coppa sull’abbondante sfericità del suo seno destro e ne palpai la soda consistenza. Lo strinsi debolmente, strappandole un mugugno di piacere. Incoraggiato da quel suono stimolante, decisi di pizzicare il capezzolo che si stagliava su quella ripida collina. Gli andai incontro e lo baciai, facendo piccoli circoletti con la punta della lingua e causandole uno spasmo involontario.
Con le dita le accarezzai lo sterno e il ventre, fino all’ombelico. Ne percorsi i contorni circolari, senza staccarmi dal capezzolo, già abbondantemente impregnato della mia saliva, nemmeno per un secondo. Alice si mosse, posizionandosi meglio sul materasso e scostando le gambe, chiaramente preda dalla fiammata di passione che le stava fuoriuscendo dalla fica. Le mie dita decisero di scendere ancor di più lungo la sua pelle e si accertarono delle condizioni barometriche del piano inferiore.
La mia lingua, invidiosa, non volle essere da meno. Abbandonato il seno, raggiunsi velocemente la carne tenera tra le sue cosce. Arrivato alla meta, Alice mi poggiò le mani sulla testa e mi incitò ad avvicinarmi alla clitoride vogliosa e già gonfia di piacere che si stagliava imponente di fronte a me.
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